In campagna il tempo non lo decide l’orologio, ma la pianta.
Si lavora con la luce, non contro di essa.
Si semina, si cura, si raccoglie quando è il momento.
Non prima, non dopo.
Le pause non sono una concessione, ma una parte del lavoro.
Il rispetto viene prima della quantità.
Gloria alla terra e a chi la lavora
Gloria alla terra e a chi la lavora
Il lavoro agricolo, da noi, si svolge con le mani, con il corpo, e con il tempo giusto.
In campagna il tempo non lo decide l’orologio, ma la pianta.
Chi lavora con noi arriva presto, conosce il suolo, si adatta al tempo. Si semina, si cura, si raccoglie.
Si lavora con la luce, non contro di essa.
Si semina, si cura, si raccoglie quando è il momento.
Non prima, non dopo.
I ruoli cambiano, il lavoro resta.
Le pause non sono una concessione, ma una parte del lavoro.
Il rispetto viene prima della quantità.
Persone diverse, stessi campi
Nei nostri campi lavorano agronomi, operai e braccianti. C’è chi porta anni di esperienza e chi impara stagione dopo stagione. C’è chi viene da vicino e chi da lontano. Giovani che cercano una prima occasione, donne sole, lavoratori stranieri, persone che hanno bisogno di ricominciare.
Nessuno è invisibile, nessuno è sacrificabile.
Includere, non escludere
Abbiamo scelto di dare spazio a chi spesso resta ai margini. Nei nostri campi trovano posto categorie fragili: giovani senza formazione, migranti, donne che cercano autonomia, persone in transizione. Qui hanno la possibilità di imparare un mestiere, di riorganizzare il proprio percorso, di essere parte di qualcosa di concreto.
Non assistenza, ma partecipazione. Non carità, ma opportunità reale.
Volti, non numeri
Non ci interessa raccontare solo i numeri. Preferiamo mostrare e dare spazio alle persone che rendono possibile tutto questo. Perché la terra non si coltiva da sola, si coltiva con chi la vive ogni giorno, con chi si sporca le mani, con chi ci mette il corpo e il tempo.
Gloria Terrae è anche questo: una comunità che cresce insieme al cotone.